Un incidente è un accadimento negativo, a volte nefasto, che non puoi prevedere. Può essere relativo alla persona, come una malattia grave od invalidante o un brutto scontro o ancora una brutta caduta, ma può anche concretizzarsi con una crisi collettiva come una recessione economica, un terremoto o una pandemia. Le conseguenze sono ovvie, per la sua imprevedibilità; ci si ritrova di colpo nella disgrazia e si sa la disgrazia ha la brutta abitudine di penalizzare maggiormente i più deboli.
E’ proprio in questo periodo, in cui il paese è costretto a rallentare l’intero sistema produttivo e a costringerci in casa, che ho pensato quanto fosse modesto il disagio che stavo vivendo io, che ho una rendita fissa (una pensione), rispetto a quello che stavano vivendo quanti si guadagnano da vivere giorno per giorno e, di conseguenza, quei giovani le cui famiglie confidano su di un’unica entrata derivante da un’attività artigianale, piccola impresa od anche da un salario precario da operaio o impiegato.
Ho pensato ad una famiglia tipo: una coppia con due figli in età scolare. Una famiglia monoreddito con un papà che fa l’artigiano e che ha sempre guadagnato a sufficienza da poter permettere ai due ragazzi un valido percorso scolastico. Mi sono chiesto cosa potesse accadere se, per una ragione qualunque, un incidente appunto (una malattia grave, uno scontro automobilistico, una pandemia), fosse venuto a mancare o a ridursi drasticamente il reddito su cui potevano contare fino al giorno prima. Cosa fanno questi due ragazzi entrambi studenti universitari? Possono continuare il loro percorso scolastico perché questo è un paese che garantisce a tutti il diritto allo studio?
Molto probabilmente sarebbero costretti a cercarsi un lavoro. L’assistenza allo studio universitario che oggi offre il nostro sistema è alquanto modesta, principalmente basata su logiche premiali e sostanzialmente rimandata a concorsi per borse di studio gestiti dalle Regioni o dalle Università. In pratica, quando compresi nella fascia dei meno abbienti, sono destinati al traguardo accademico solo in pochi, bravi e volenterosi. Un’ingiustizia sociale palese perché tutti sappiamo che “bravi e volenterosi” a scuola, non si traduce automaticamente con “genialità e profitto nella vita”.
E’ per questo che mi ha entusiasmato l’approccio nella Ministra Bonetti al sostegno alle famiglie con il suo progetto di Family Act. Attenzione alla denatalità con un assegno per tutti i nuovi nati, conciliazione lavoro e famiglia, corresponsabilità genitoriale, sono i punti che la ministra delle Pari opportunità e della Famiglia ha posto al centro del suo progetto . Tra le misure previste è di particolare rilievo “L’assegno universale a partire dal 2021 per tutti i figli, dalla nascita alla vita adulta”, oltre l’assegno per i nuovi nati nella fase transitoria e il raddoppio per il contributo all’iscrizione all’asilo nido che arriverà fino a 3 mila euro”.
E’ sostanziale il principio alla base del ‘Family Act’ “, ovvero che la fiscalità generale si deve far carico del sostegno alle spese per tutti i percorsi educativi, perché l’educazione non è un fatto privato, ma un beneficio per tutta la collettività.
Un grande passo avanti questo dell’assegno per ogni figlio fino ai 18 anni, composto da una parte fissa universale e una variabile legata all’ISEE della famiglia, che la Ministra Bonetti ha messo in campo, chiarendo che le risorse «si dovranno trovare nella riorganizzazione delle misure esistenti aggiungendole al fondo di oltre 2 miliardi già introdotto in legge di bilancio e alle nuove risorse che potranno essere trovate in fase di attuazione delle deleghe».
Sono convinto che lo spirito di queste riforme è quello giusto e sono altresì convinto che nell’immediato futuro, quando avremo superato la crisi di bilancio che limita le chance di questo paese,Italia Viva sarà in grado di lanciare anche progetti più arditi per le famiglie e per i giovani per assicurare l oro anche un sicuro percorso universitario. Quanto abbiamo bisogno di far emergere anche dagli strati più deboli della nostra società tante risorse umane competenti ed istruite?
Credo che il futuro del diritto allo studio passerà attraverso un pacchetto formativo per ogni giovane che gli garantisca, se vuole e ne ha le capacità, anche un percorso accademico. Io penso ad una forma di polizza assicurativa a carico della fiscalità gene rale che copra l’assegno per l’accesso e lo sviluppo dello studioaccademico che scatti automaticamente non appena il reddito e l’ISEE delle famiglie cali sotto un certo importo. Un modo per dare certezze con un impegno finanziario pubblico anche modesto, perché i rischi di copertura degli eventi assicurati sono facilmente misurabili e vanno a riguardare uno strato sociale facilmente censibile. Il vantaggio sarebbe quello di dare una spinta formidabile all’incremento di giovani laureati, far emergere risorse preziose anche dagli strati meno abbienti della società, rispondere in maniera concreta al dettato costituzionale della garanzia al diritto allo studio e infine a ridurre l’evasione fiscale ed il lavoro nero, perché gli istituti o compagnie assicurative prima di pagare farebbero ovviamente le loro verifiche e farebbero emergere eventuali redditi nascosti.
(mv)