Diritto alle parole

Il tema dello spegnersi è oggi atrocemente presente, Il Covid e le sue solitudini nell’addio hanno reso quasi impensabile l’evento stesso. Quando tutto è cominciato stavo leggendo il libro di cui vedete la copertina. Ero approdata al libro perché ho avuto un papà che ha avuto il morbo di Parkinson, che come il morbo di Alzheimer è stato ed è molto presente nella mia sfera familiare. Da qui un misto di paura e di tenerezza straziata che le due parole mi evocano al loro solo apparire.

Il libro in questione, il cui autore resta in ombra dietro a un G. che lo cela, questo autore al suo esordio che ha scelto questo titolo aggressivo e sferzante, ha scritto una testimonianza di grandissima grazia nella ferocia, soprattutto sull’impossibilità, per chi viva il Morbo di Parkinson, ma in generale una improvvisa diversità del corpo o della mente che ne stravolge l’abitudine al mondo, di essere compresi. Di essere “visti”, di essere con–

C’è moltissima solitudine abitata in questo libro, che denuncia la paura della persona di ritrovarsi del tutto estranea al sistema di valori sociali fino a allora condivisi. E’ un libro che per onestà verso se stessi fa davvero male, ma che delinea una traccia di grande importanza per il sociale: ri-conoscerci quando la malattia ci cambia. Si palesa nel libro la dignità tutta nuova della persona ammalata, che deve ri-trovarsi per vivere, ed essere ri-vista, ri-incontrata, rispettata, e attesa.

Attesa anche nei suoi pensieri sul dopo, attesa sulla soglia delle sue scelte.

Non sono personalmente incline a un mondo che liquidi tutto questo con il rispetto della volontà di una morte dignitosa quando verrà, c’è tutto un prima che merita amore, rispetto e ascolto. Ascolto e prossimità. Comprensione del come. 

Ricordo di aver avuto un momento di bellezza impagabile, quando mio padre, che non camminava facilmente, ha ballato con me su una pista marina, come se mai la malattia lo avesse accolto, così più paziente di tutti noi nel farsene compagna. Un anno prima di salutarci.

Ecco, all’autore di questo libro auguro questo: di avere accanto un passo di danza possibile, per tutto il tempo che precede le sue scelte, che potrebbero esserci in un suo dolore che non si regge più.

E a lui rivolgo un grazie, per questa lettura imprescindibile e intoccabile. Non è simpatico G., talvolta, leggendolo potreste trovare un giovane uomo che forse bistrattava alcuni luoghi di vita, ma sicuramente ha una tenerezza sfinita che lo rende bellissimo.

Sembra un ragazzo con troppi anni a pesargli nelle tasche, senza che lui ne possa sentire giustificazione o ragione. Ma conservando un’ intensa e forte voglia di vivere e stare il meglio possibile. Anche scrivendo. Lo incontriamo mentre già lavora a un secondo libro.

Trovate qui il radiotrailer dell’intervista, e il link al podcast con il nostro colloquio per intero. Sono 40 minuti d’ascolto, ma sembrano 4. Speriamo di avervi in tanti in ascolto.

Stiamo organizzando a Roma e in collegamento virtuale la presentazione del libro, stay tuned–

(ng)

Ascolta l’intervista integrale

Radiotrailer

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