panem et circenses

«[…] [populus] duas tantum res anxius optat panem et circenses»
«[…] [il popolo] due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi»
Giovenale, Satira X

I giochi circensi a cui si riferiva Giovenale hanno poco a che fare con i nostri moderni circhi, ovvero, questi li evocano solo alla lontana. Ai tempi del poeta, andava infatti di moda il sangue dei gladiatori che lottavano fra loro o, nei casi ritenuti più spettacolari, coi leoni o altre esotiche belve feroci. Vedendo il sangue, il popolo si distraeva e pensava che, tutto sommato, stava meglio di chi finiva sbranato in mezzo al Colosseo o di qualche altra arena.

L’odio dato in pasto come cibo in cambio di consenso ha quindi radici antiche e forse è connaturato nel nostro stesso DNA. 

In tempi più recenti rispetto a Giovenale, l’odio è stato dato in pasto a milioni di tedeschi e poi di italiani per alimentare il consenso dei regimi fascisti e, dall’altra parte del muro, altrettanto si è fatto contro i “nemici del popolo”. L’odio tiene insieme, unisce, sazia e corrobora. E costa poco. Basta saperlo dosare e orientare ogni volta dalla parte “giusta”.

Dal 1992, da Tangentopoli in poi e, successivamente, in seguito alla pubblicazione del libro “La Casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, è nato in molti un senso di rigetto verso un modo di fare politica in cui l’interesse privato e personale finisce col prevalere o, quantomeno, con l’orientare le scelte pubbliche. Tutta una generazione politica finì sul banco degli imputati e i due principali bersagli del sentimento anti casta furono Bettino Craxi e Silvio Berlusconi. Il primo finì rapidamente ai margini della politica (e questa rapidità dovrebbe indurre qualche riflessione), mentre il secondo, grazie al monopolio dell’informazione che aveva in mano, rigirò rapidamente l’ondata di odio anti establishment contro chi, di fatto, in Italia il potere non l’aveva mai avuto o comunque lo aveva avuto in maniera marginale (i “comunisti”). E visse di antipolitica fino al suo declino, ancor oggi lentamente in corso.

Nell’ultimo decennio, la diffusione di Internet ha semplificato l’accesso alla gestione mirata dell’odio e nuovi padroni si sono affacciati sul mercato. I primi e più rapidi a impossessarsi del timone sono stati i Cinquestelle, ma presto anche la Destra si è organizzata per non essere da meno. E il vento “anti casta” ovvero l’antipolitica è stato preso in mano da entrambi per attirare consenso, bisogna dire, con grande successo almeno iniziale. 

Non che il bersaglio (la politica) abbia fatto moltissimo per evitare di stare in mezzo al tiro a segno. Scandali e scandaletti (dai rimborsi regionali alle cene o alle multe non pagate) hanno alimentato il sentimento di repulsione di base su cui i grandi manovratori dell’informazione hanno poi facilmente innestato poche efficaci parole d’ordine in grado di promettere al popolo l’appagamento del sangue. Il giusto risentimento verso politici corrotti è quindi diventato odio verso la “politica corrotta”. La considerazione che la politica ha un costo, è diventata affermazione che la politica è un costo e, come tale, va ridotto. A prescindere. Linearmente. Perché se è un costo, allora non serve. 

Con questo principio ispiratore, libbra di sangue fatta versare dal popolo insorto alla classe dominante, nasce la riforma costituzionale su cui dovremo votare il 20 e 21 Settembre in un referendum confermativo. Con un taglio che da Giovenale corre fino a Robespierre, si stabilisce di ridurre il Parlamento a 600 membri (contro gli attuali 945) portando la Camera a 400 Deputati e il Senato a 200 Senatori. E basta. Non c’è altro nella riforma. 

Si è molto parlato di riduzione della rappresentanza territoriale (ed è vero: il rapporto tra elettori ed eletti allontana sideralmente questi ultimi da chi dovrebbero rappresentare), di riduzione della rappresentanza politica (ed è vero: a meno di istituire una legge proporzionale e un collegio unico nazionale, forze politiche con un consenso inferiore al 10-15% non avrebbero rappresentanti, in barba a qualsiasi soglia si voglia introdurre), di squilibrio tra rappresentanti regionali e parlamentari nell’elezione del Presidente della Repubblica (ed è vero: i rappresentanti delle regioni resterebbero 59 anche se i parlamentari passano da 945 a 600 aumentando drasticamente il loro peso specifico e di condizionamento). 

Si è parlato di governabilità (ed è vero: in un Senato di 200 membri, una maggioranza anche fortissima si reggerebbe su 10 Senatori, con conseguente caccia libera al franco tiratore e al ribaltonista). 

E si è parlato anche della necessità di rivedere i regolamenti delle Camere, la Legge elettorale, i collegi, tutto quello che serve per mettere in pratica la riforma. Perché la riforma, da sola, non si regge in piedi. Perché è una bandierina.

E’ una moneta d’odio gettata in pasto al popolo. Ma forse i seminatori non hanno capito che il popolo a un certo punto si stanca di vedere sempre gli stessi giochi. E che stavolta ha in mano le carte per restituire la moneta a chi l’ha tirata facendo cascare una volta per tutte il castello di carte dell’antipolitica.

Il 20 e il 21 Settembre sono giorni importanti per chi crede nella Democrazia. Il 20 e il 21 Settembre, inondiamo i burattinai di milioni di NO.

(R.V.)

*Le immagini sono tratte dal film Freaks (1932) di Tod Browning.

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