Abbiamo scelto di riportare oggi le parole assai efficaci di Italo Calvino e Pier Paolo Pasolini, così intensamente riportate nell’articolo di Paolo Cascavilla uscito sulla rivista Endoxa (Novembre 2017), bimestrale on line del Dipartimento studi umanistici /Università di Trieste, ampliato e approfondito a sua cura e consultabile in rete a questo link
“Il massacro del Circeo: tra il 29 settembre e il 1 ottobre 1975 trentacinque ore di sevizie e crudeltà. Una ragazza, Rosaria Lopez, 19 anni ammazzata e un’altra, Donatella Colasanti, di 17 anni, chiusa nel bagagliaio, creduta morta. Gli autori tornano a casa, ai Parioli, il giorno dopo avrebbero provveduto a sistemare i corpi. Qualcuno sente una voce flebile, avvisa la polizia, che risale ai tre assassini, giovani intorno ai 20 anni. Al processo il Pubblico Ministero dice: “Il massacro del Circeo è stato il delitto del più forte sul più debole, del ricco sul povero, del maschio sulla femmina, del giovane dei Parioli su quello delle borgate”. In quel massacro ci sono aspetti che ritroveremo tante volte: il branco, il femminicidio, la sensazione di impunità (tra sei mesi usciamo, dice uno dei tre), il gusto della violenza, il disprezzo della donna) Il fatto suscita indignazione e interrogativi. Ne scrivono tanti, meravigliati, sorpresi. Italo Calvino, sul Corriere della sera, dice: “I responsabili sono in molti e si comportano come se quello che hanno fatto fosse perfettamente naturale, come se avessero dietro di loro un ambiente e una mentalità che li comprende e li ammira”. Il delitto avviene “nella Roma di oggi… nel clima della permissività assoluta… di irresponsabilità sociale…”. Pasolini risponde aspro, sdegnato, risentito. Non basta descrivere, egli scrive, ci si deve chiedere: perché?” (in rete a questo link)