Per il bene di Roma

Molti si interrogano se e come può migliorare la situazione della Capitale italiana e se questa possa rispondere alle esigenze e necessità della modernità in tempi brevi e senza collassare sotto il peso della malagestione e degli scandali che la hanno fatta da padrone negli ultimi decenni.

Senza soffermarci su giudizi di valore riguardanti l’operato dei vari sindaci susseguitisi fino ad oggi, leggeremo alcune idee, concetti e proposte che possono aiutare la riflessione sul miglioramento di Roma città metropolitana.

In principio bisogna osservare quali sono gli imperativi della modernità o linee guida perseguibili;
non parliamo di diritti, ma di strutture, infrastrutture e sovrastrutture che dovrebbero essere considerate, a dispetto di altri temi, una priorità, poiché senza si rischia o il collasso, oppure di perdere treni importanti nella competizione globale.

Il primo è la famiglia, Roma ha bisogno di una rete di servizi che risollevi la natalità e sostenga le donne e le famiglie, quindi un insieme di attori che possano fornire un contributo e un sostegno, con l’obbiettivo di conciliare tempi di cura, lavoro, personali e occupazione, con la conseguenza sulla futura generazione di poter avere un livello culturale, di istruzione ed educazione maggiore della precedente e con conseguenze immediate sui giovani che desiderano avere figli.
Il secondo è l’approccio ecologico, c’è necessità che si utilizzino, in una città di tali dimensioni, misure e strumenti adatti a contrastare il fenomeno dell’inquinamento, per il proprio benessere e quello ambientale.
Il terzo è la sfida della tecnologia e del digitale, per lo snellimento dei processi istituzionali e privati e per un possibile risparmio di risorse non solo economiche ma anche di tempo.

Ovviamente, l’“imperativo” può mutare a seconda delle esigenze, degli interessi e delle correnti politiche con attenzione a cosa è realmente utile e cosa no… ma per questo ci sono valutazioni specifiche che si possono compiere sui provvedimenti.

Questa martoriata capitale potrebbe cominciare a ripensare alla programmazione di un welfare cittadino, in stasi ormai da più di dieci anni, che veda, ove il pubblico non può intervenire, una forte partecipazione anche privata, in uno “scambio” che sia equo ed equilibrato.

Come molti lamentano, ciò che manca in questa città, e cosa è inefficiente, sono i servizi, che vanno dal trasporto, all’amministrazione, alla cultura, ai servizi per il collocamento lavorativo e altro ancora. Non solo questa assenza però è la protagonista del disagio del cittadino romano che accusa anche la mancanza di spazi, strutture e la qualificazione di essi.

Servizi Spazi, questo è quello che si chiede, che siano all’altezza di una città che possa considerarsi una grande capitale europea.

Quindi la domanda è ora… quali proposte abbiamo noi cittadini da fornire a Roma Città Metropolitana?

Un primo passo… andrebbero trovati punti di comunione, una base di partenza, degli obiettivi sui quale fondare una collaborazione a tutti i livelli e se possibile, ma che richiede una condivisione più profonda, individuare dei valori comuni per compiere azioni che non siano solo razionali o incentrate sullo scopo ma, che abbiano anche una loro valenza culturale e solidale radicata e duratura, poiché la forza del singolo è il gruppo a cui è legato.

Questa visione delle cose è orientata a spingere e valorizzare i movimenti dal basso, affinché possano trovare un dialogo con le grandi istituzioni. Non necessariamente solo processi bottom-up di legittimazione o di istituzionalizzazione ma nemmeno solo processi top-down, possono essere utilizzate entrambe le prospettive conl’intento di ricercare soluzioni che siano quanto più mirate ai bisogni e alle necessità del territorio (e delle persone che lo abitano) che vive un rapporto centro-periferia, in termini fisici e di dialogo, spaccato.

Insieme con essi (termini fisici e di dialogo), riducendo le distanze, si possono ritrovare dei servizi e delle strutture che potenzialmente possono migliorare il benessere del cittadino.

Ruolo importante in questa visione delle cose, potrebbero averlo i municipi che, in costante rapporto col centro, in questo caso la giunta e amministrazione comunale, potrebbero essere dei laboratori a cielo aperto di soluzioni, più vicini ai cittadini, e che col tempo potrebbero sperimentare, volendo, un’autonomia d’azione, col rischio però di frammentare ancora in più piccole parti la città, senza un necessario aumento dell’efficienza e della velocità delle soluzioni ma con un quasi sicuro aumento di disuguaglianze perlopiù tra quartieri.

Altra soluzione potrebbe essere l’istituzione di gruppi di esperti (possibilmente giovani, poiché ne esistono molti di esperti giovani) che studino il territorio, da tutti i punti di vista, specialmente quello socioculturale, che si immergano nei quartieri ed elaborino delle soluzioni che siano poi presentabili in agenda e convertibili in politiche che impattino sulla vita del cittadino romano.

In sintesi, questa è una riflessione su cosa potrebbe provare a farsi per iniziare a rivalutare Roma e le sue zone ed un invito a riflettere su cosa si potrebbe fare, non abbandonandosi al senso comune del “tanto non cambia niente” e del “che ce voi fa’”.

Roma ha bisogno dei romani e ha bisogno di investimenti, bisognerebbe ricominciare ad organizzare una rete di servizi che sembra aver cessato di esistere da prima dello scandalo di “Mafia Capitale” e questo non è possibile, non possiamo permettercelo.

Come spesso accade, nei nostri bar e luoghi di quartiere, ci si trova a lamentarsi per ore ed ore dell’assenza di provvedimenti per le proprie necessità, ma questo non è costruttivo, bisognerebbe iniziare a parlare, anche in modo grezzo, delle possibili soluzioni, di cosa mi serve, di cosa ci serve o servirebbe, dobbiamo stamparci in testa una domanda “cosa posso fare per migliorare la mia Roma?, perché se non abbiamo questa domanda e questa intenzione Roma non ce la meritiamo.

(Matteo Bonanni)

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