Libera rivisitazione del romanzo di Orwell
La messa di mezzanotte era stata opportunamente anticipata per poter rispettare il coprifuoco imposto dalle regole sanitarie, anche se gli animali sapevano perfettamente che loro non erano soggetti al contagio.
Erano tutti in chiesa per la santa messa di Natale, con la mascherina ed opportunamente distanziati.
Il Pinguino, parroco della fattoria, nello splendore della cappella adornata di sfavillanti luminarie e impreziosita da un piccolo presepe con sole statuine di animali di ogni specie, dette inizio alla funzione, assistito per l’occasione dal grosso Gibbone, capo della fattoria, che si era offerto mestamente in funzione di chierichetto.
Dopo il rito sacro, il Pinguino si esibì in una breve ma commovente omelia che, nonostante la situazione di precarietà che il mondo stava vivendo, tra le dovute rappresentazioni di gaudio per la nascita del Messia, non lesinò entusiastici richiami alla rivoluzione che aveva condotto al riscatto gli animali della fattoria.
Concluso il predicozzo il Pinguino ci tenne a dare la parola per un breve saluto al capo della fattoria.
Il Gibbone si rivolse al pubblico con parole semplici ma efficaci per augurare a tutti gli animali un felice Natale: “Sono molto contento che sia Natale, perché il Natale è importante. Tutti noi lo passeremo in famiglia, perché la famiglia è importante. Ognuno starà nella sua calda casa, perché la casa è importante. Aspetteremo la nascita del Messia fino a mezzanotte, perché la mezzanotte è importante …”. Proseguì con altre cose importanti e gli animali lo ascoltarono commossi.
Il Tasso guardò la Lepre con un’aria sconcertata: “ma che dice, che discorso è questo?”
La Lepre sorrise:“non c’era nessuno che gli scrivesse due parole sensate, il Grillo Parlante è andato in settimana bianca”.
La Faina ed il Gatto, lì dappresso, guardarono storto i due che stavano parlottando malignamente contro il capo, allora il Tasso e la Lepre si avviarono verso l’uscita.
Il Tasso continuò:“Mi sono sempre chiesto il perché di questa scelta. Nella nostra fattoria ci sono tanti animali forti ed intelligenti: il Cavallo, il Falco, il Cane e anche quelli che sono venuti dal Circo sono in gamba: il Leone, l’Elefante, la Zebra. Perché nominare un capo così incapace?”.
La Lepre rispose:“Amico, questa è la democrazia, dopo la rivoluzione che ci ha salvato dal giogo degli umani, dobbiamo sempre fare attenzione, ne va della nostra libertà”,
“Non capisco quello che stai dicendo” replicò il Tasso.
“Invece – soggiunse la Lepre – dovresti aver capito che, dopo tutti gli anni in cui abbiamo dovuto soggiacere al volere degli umani, mettere il potere nelle mani di esseri capaci ed intelligenti sarebbe molto pericoloso perché potrebbero imbrogliarci con gran facilità. La nostra salvezza è essere governati da menti insulse così non corriamo rischi. Gli incapaci sono una garanzia”.
Nel frattempo la funzione religiosa era terminata e gli animali incominciarono ad uscire dalla chiesa per avviarsi in fretta verso le loro case, anche se non c’era per loro alcun rischio di contagio.
Per ultimo uscì il Gibbone che aveva dismesso i panni da mansueto chierichetto. “Al diavolo questi stupidi distanziamenti” pensò, prendendo sottobraccio la Faina mentre si allontanavano dalla folla che defluiva silenziosa. Più avanti li raggiunse il Gatto che con aria circospetta si unì a loro. La Volpe furtivamente li raggiunse e passando per vicoli deserti guidò il gruppetto al solito luogo, “il Casaletto”, già dimora degli umani prima della rivoluzione e dove ora erano “saldamente” rinchiusi in attesa del loro arrivo per il gran cenone.
(mv)