Un film John Turturro (2013)
Devo ammettere di non aver mai visto prima un film di John Turturro (qui alla quinta regia) e ne sono rimasto favorevolmente impressionato. Non è semplice eccellere nel doppio ruolo di attore e regista. In Italia abbiamo esempi in positivo (De Sica, Germi) e in negativo (Sordi). Oltreoceano l’evento è ancora più raro. Nel caso specifico, credo che la presenza di Woody Allen sia stata essenziale, ma non vorrei cadere nel mero gossip affermando che ci sia stato un vero e proprio “aiutino”.
Fioravante (Turturro) è un uomo di mezza età che sopravvive svolgendo diversi lavori. Murray (Allen) è un anziano libraio in crisi economica. Quest’ultimo propone al più giovane amico di cimentarsi nel mestiere di “gigolò”. Di fronte alle grandi offerte economiche Fioravante, pur tra mille perplessità, accetta. Le cose proseguono senza problemi finché non giunge, inaspettato, l’amore per Avigal, ebrea di una comunità chassidica.
Una commedia solo apparentemente leggera. Turturro descrive un personaggio particolare che, nonostante la professione, sfiora con delicatezza e movimenti suadenti la vita, in definitiva solitaria, delle donne con le quali s’intrattiene. Siano esse chic o appariscenti, Fioravante sembra comprenderne le paure e i desideri. Anche lui è solo e quando incontrerà l’amore, sarà solamente un intreccio di sguardi e parole non dette. Tutta la storia è inserita nella multietnicità di New York descritta con tocchi sapienti. Purtroppo il titolo italiano, come spesso accade, è fuorviante. Non c’è, nonostante l’argomento, spazio per volgarità o cattivo gusto. Woody Allen è prezioso con le sue precise stoccate sul mondo ortodosso ebraico che strappano i giusti sorrisi. Sharon Stone, in un piccolo (ma espressivo) ruolo, regala classe e bellezza. Il finale amaro e divertente al tempo stesso è la classica ciliegina sulla torta.
Nel ricco cast figurano anche Bob Balaban, Vanessa Paradis e Liev Schreiber. Vorrei chiudere con la stupenda frase di Marzia Gandolfi, grande critica cinematografica, dedicata a questa pellicola: “Amore che non significa stare insieme ma uno accanto all’altro, amore che osserva la bellezza irraggiungibile delle donne, quelle che il protagonista desidera, ama e lascia (andare) nel corso della sua vocazione”.
Come sempre, buon cinema a tutti!
(Marco Petrucci)


