8mm di venti
INTO THE WILD (2007)
Grande Sean Penn. Difficilmente delude sia nelle sue interpretazioni sia quando decide di passare dietro la macchina da presa.
“Into the wild” è basato su “Nelle terre estreme”, romanzo di Jon Krakauer.
Narra la vera storia di Christopher McCandless che dopo la laurea abbandona famiglia e amici per affrontare un lungo viaggio che lo porterà in Alaska dove troverà la morte.
I fatti si svolgono tra il 1990 e il 1992 ma il libro è del 1996.
La famiglia è stata contraria alla trasposizione cinematografica per anni e solo la perseveranza e la ferrea volontà di Penn nel credere in questo progetto ha portato alla sua realizzazione.
Raccontare il viaggio di Christopher non era impresa semplice. Si tratta di una ricerca di se stesso, del significato della vita e della felicità e non è mai facile rappresentare sullo schermo un percorso essenzialmente interiore. Il regista ha deciso di schematizzare il tutto attraverso i cinque capitoli che scandiscono le immagini (La mia nascita, l’adolescenza, la maturità, la famiglia, la conquista della saggezza) che rendono efficacemente l’idea di questo percorso.
Un viaggio attraverso l’America rurale e quella naturalista del Nevada e South Dakota fino a giungere nella selvaggia Alaska. Un road movie dove Christopher incontra significativi e simbolici personaggi.
Una coppia di hippies, una giovanissima cantante country, un trebbiatore (con cui lavorerà per alcuni mesi), un veterano chiuso nei ricordi che ritroverà la voglia e la gioia di vivere proprio grazie all’amore puro e incondizionato del ragazzo.
Sarà proprio l’anziano Ron Franz (l’attore Hal Holbrook) che lo aiuterà ad affrontare la parte finale ed estrema della sua ricerca.
Giunto in Alaska trascorrerà l’ultimo anno della vita in un autobus abbandonato (un vero e proprio “Magic Bus”). Sopravvivrà cacciando e tentando di resistere al freddo gelido dell’inverno.
Gioie e sconfitte lo accompagneranno in questa fase fino ad essere costretto a cibarsi di bacche, infatti è probabilmente un avvelenamento alimentare la causa reale della morte.
Alla fine comprenderà che la felicità non è nelle cose materiali o nelle esperienze, per quanto intense, prese singolarmente ma nella condivisione con gli altri, nell’apertura verso il mondo, inteso come comunità globale di individualità.
“Happiness is real only when shared”: la felicità è autentica solo se condivisa.
Queste sono quasi le ultime parole che scriverà sui diari ritrovati.
Il film si chiude con l’unica fotografia del vero McCandeless, dove con l’autoscatto si ritrae sorridente davanti al famoso “Magic Bus”, divenuto ora meta di un pellegrinaggio (una specie di moderno cammino di Santiago).
Bravissimo l’attore Emile Hirsch che si è sottoposto ad un intenso lavoro fisico e psichico per avvicinarsi alla personalità del protagonista. Basti pensare che è arrivato a perdere 20 chili durante le riprese e che la discesa in kayak nelle rapide (stupenda scena) è stata affrontata senza ausilio di stuntman.
Grazie ad una meravigliosa fotografia, Penn esalta e ci rende indimenticabile i tanti paesaggi americani e riesce a farci vivere la natura estremamente selvaggia e anche crudele ma rilevatrice di verità proprio perché ci mette in contatto con l’io più profondo.
La colonna sonora è di Eddie Vedder (leader dei Pearl Jam, storico gruppo rock) , una garanzia.
Quindi un’opera da non perdere, delizia per la vista e per l’udito, dove ognuno potrà trovare, se ne ha la voglia, spunti per utili riflessioni.
Come sempre, buon cinema a tutti!
(Marco Petrucci)