Vedere il mondo grazie a “cecità”
Il romanzo di Josè Saramago “Cecità”, premio Nobel per la letteratura del 1998, è un invito alla lettura e all’incontro con la letteratura per interpretare la realtà tramite la metafora, il simbolo e il significato che ad essa si attribuisce.
È un romanzo che incontra e fa incontrare la Mente, il sé e la società, e che mette in risalto le difficoltà della vita che fino a poco tempo fa non avremmo definito quotidiana.
La realtà che presenta è un ritorno alle emozioni primordiali di confusione e scoperta, per il lettore un mondo ove perdersi per conoscere le sue più profonde inclinazioni tramite l’immedesimazione in personaggi tanto fantastici quanto reali per la loro storia e per il loro agire.
Una pandemia è il contesto, una pandemia ove la vista, il senso principe della modernità lo definisce Simmel, viene persa in un male bianco e lattiginoso, luminoso ma senza immagini.
Tentando di non raccontare la storia narrata, è utile e importante invogliare e fornire una chiave di interpretazione a chi vorrà intraprendere questa meravigliosa lettura.
La prima chiave riguarda la riflessione sull’importanza del gruppo, dell’interazione e dell’organizzazione in una situazione nuova e difficile.
Ad oggi, in molti casi presi da un eccessivo individualismo, stentiamo a riconoscere le persone care vicine, accorgendoci in un secondo momento dell’importanza che esse hanno per noi. In un secondo momento invece, facciamo difficoltà a riconoscere il diverso e l’estraneo come fondamentali per l’esperienza che possono fornire per la nostra crescita.
Questi due concetti, che possiamo definire limiti, potenzialmente risultano dannosi qualora venissimo posti in situazioni in cui difficilmente da soli se ne uscirebbe. Da qui, di conseguenza, l’importanza della collaborazione e della cooperazione.
La seconda chiave, legata alla prima, è una riflessione su quale “contratto” sociale vogliamo adottare, un contratto tra individui coscienti e liberi oppure la legge del più forte, “homo homini lupus” nei termini di Hobbes.
Qui si verte sulla condizione reale per cui si riconosce o meno la presenza o l’assenza di un Archè, un principio regolatore che infonde sicurezza. Quando questo principio viene meno gli individui e le loro azioni cambiano, c’è chi va alla ricerca di nuove sicurezze, chi se ne approfitta, chi invece si rifugia in quelle vecchie e c’è anche chi soccombe all’assenza di ordine. La domanda, quindi, è: “chi siamo noi di fronte a questa situazione?”.
L’ultima chiave riguarda il concetto di “internato” e quello di “controllo”. Cos’è l’umanità? Come si perde? Cosa è l’identità? Come si perde?
Ci troviamo nella situazione sintesi delle prime due chiavi di lettura e non ci sono spiegazioni, solo una ulteriore domanda: “quando e come decade il contratto sociale?”. Questi interrogativi servono per porci difronte alla possibilità che il rapporto con l’altro può avere dei limiti e che questo rapporto può interrompersi, come è stato costruito, allora può anche essere distrutto, come tutto ciò che è opera dell’uomo.
Ma chi è l’altro? Nel libro come nella rappresentazione della vita quotidiana, l’altro è in sé il gruppo e sé stesso e come tale, nelle difficoltà può guidarci oltre i nostri limiti se solo si attribuisce importanza, fiducia e importanza alla fiducia in lui.
Queste riflessioni hanno l’intento di spronare alla lettura di “Cecità” e, per i più audaci, oltre alla lettura, fondamentale può esser la domanda: “cosa avrei fatto in quelle situazioni?”.
Buona Lettura!!
(Matteo Bonanni)
Immagini da http://www.penclubitalia.it/lang/it, https://www.rsi.ch/cultura/focus/José-Saramago-12868520.html, https://www.rivistagradozero.com/2020/11/24/il-teatro-di-jose-saramago/ e https://www.milanosud.it/jose-saramago/