Per il ritorno a un’offerta culturale pubblica e paritaria
Mentre le elezioni amministrative a Roma si avvicinano, che sia confermato o no il voto prima dell’estate, penso sia utile che ciascun soggetto impegnato a vario titolo in una riflessione sulla città che vorremmo, esprima idee, desiderata e proposte affinché chi si candida, quale che sia la coalizione, abbia del materiale a cui attingere e buone idee da adottare. E’ per questo che LottangoloBlog sta ospitando, oltre alle riflessioni dei tavoli di lavoro di Italia Viva, contributi da altri mondi.
Esprimo oggi qui una proposta per pensare in relazione alle tanto abitate campagne per la riapertura dei cinema, e per la salvaguardia delle librerie nei tempi lunghi di questa rivoluzionaria pandemia, evento nuovo che obbliga la società a riflettere sulle emergenze che già prima si dichiaravano.
Provo a ragionare, per leggibilità operativa, per punti, riepilogando al termine alcune interviste e conversazioni, che mi hanno permesso di riflettere sul tema anche a partire dalle esperienze in altri luoghi e territori.
La crisi del libro e delle sale cinematografiche
Già prima della pandemia queste realtà di promozione, fruizione e sviluppo culturale, portavano gli amari segni di una crisi profonda, legata a più fattori che provo a riassumere in sintesi estrema e dunque, in parte, sommaria.
- Per il libro: basso numero assoluto di lettori, anche indipendentemente dall’avvento del libro elettronico; insufficiente lavoro nelle scuole e nel sociale per la promozione delle letterature a misura di generazione(letterature e linguaggi nelle diverse forme e diffusione del libro con attività di incontro scuola/mercato e scuola produzione), alto costo dei libri rispetto alla capacità d’acquisto delle famiglie, politiche scarsamente attive per la promozione delle biblioteche comunali e municipali, mancata comprensione delle potenzialità di ebook e audiolibri. Una attenzione concentrata dagli attori del settore a promuovere più i contenitori (carta – librerie) che i contenuti (autori, generi, classici, emergenti). Una politica del “vieni da me” (fiere, presentazioni), perdente rispetto alle abitudini del “vengo da te” e del “produci con me”, dei nuovi mercati.
- Rispetto alle sale cinematografiche: scomparsa dei cinema d’essai e dei cinema parrocchiali, impoverimento delle programmazioni orientate alle grandi produzioni ad alto richiamo e perdita di una programmazione più articolata e diversificata, crollo delle esperienze di matinée e proiezioni per le scuole, diffusione di un consumo casalingo e su dispositivi mobili, mancata educazione alla fruizione di qualitàdiffusa. Costo esorbitante dei biglietti per i nuclei familiari. Politiche proibitive per il pagamento dei dirittiper le parrocchie e altri luoghi di costruzione di iniziative culturali. Ad oggi sostanziale scomparsa persinodelle Arene pubbliche all’aperto.
- Nel lavoro, negli apprendimenti, nelle politiche sui diritti d’autore: crisi profonda nel ridisegno di una convergenza fra formazione, lavoro e capacità di apprendere ad apprendere, sia per chi insegna che per chi apprende. Il diffondersi di community virtuali, di mercati “prosumer”, logiche open source, che hanno solo marginalmente permeato i vertici della società, i decisori, mentre sono entrate nelle logiche di produzione e di consumo delle utenze. Tagliando fuori, peraltro, chi non accede ai saperi della rete da un lato, e sviluppando mercati paralleli, e una circolazione anche illegale dall’altro. Occorre una nuova politica dei diritti, ad esempio accogliendo le logiche “flat” anche per i libri ( e i giornali), come è avvenuto per la musica (abbonamenti su biblioteche estese di contenuti misti), o di diritto di proiezione a scopo formativo e sociale, nei luoghi di socializzazione culturale pubblici o aperti.
- Intorno al divide digitale: questo non è solo rappresentativo di una mancanza di competenze d’uso, di alfabetizzazioni, ma anche e soprattutto di una carenza di risorse infrastrutturali e hardware anche pubbliche o sostenute dall’intervento pubblico (attuabile in diverse forme, anche in partnership coi privati).
La pandemia e la crisi preesistente, aggravata ed accelerata dal Covid-19, impongono il ridisegno dei modelli di lavoro, dei servizi e delle forme di apprendimento e costruzione sociale dei saperi. Non solo per gestire le emergenze attuali, ma anche e soprattutto per valorizzare quei cambiamenti che saranno costituivi, in alcuni casi in modo del tutto virtuoso, se sapremo leggerne dinamiche, vantaggi e vincoli. E soprattutto prenderci cura dei punti di attenzione necessariamente emergenti.
I quartieri “esperti” e il machine learning delle emozioni – Una proposta per pensare
Prendo per comodità le definizioni di sistema esperto e di machine learning proprie ai contesti dell’intelligenza artificiale per proporre un modello di programmazione istituzionale e pubblica applicabile ai municipi. Il modello del Municipio esperto, capace di apprendere dall’analisi dei comportamenti e delle preferenze d’uso.
Se immaginassimo il municipio come entità capace di leggere i vissuti e rielaborarli per proporre soluzioni sostenibili, dovremmo pensare a un modello politico che non si basi su valori e tradizioni, ma che “ascolti” il territorio di continuo, valutando in itinere le ricadute degli investimenti amministrativi (economiche, sociali, culturali, e così via), rimodellando via via investimenti e partenariati di scopo.
Restando qui ai due temi di interesse di questa lettera, ovvero la crisi delle librerie e delle sale cinematografiche, e la loro riapertura in ottica virtuosa e sostenibile, dovremmo immaginare un modello che, ricco dei dati d’analisi, e applicandoli anche al contesto specifico di un territorio e nel tempo, possa attuare interventi, praticabili e urgenti e richiesti.
A – Tutti al cinema
Proiezioni a prezzo politico o gratuite nei luoghi di culto e almeno una sala cinematografica a contributo pubblico per municipio.
Ridisegno sale di proiezione – Messa a gara, fra possibili realtà imprenditoriali, di un progetto di gestione e sviluppo della attività di sala con vincoli precisi: accesso ed eventi agevolati per portatori di handicap e anziani, programma fisso di proiezioni mattutine scolastiche gratuite nei feriali, matinée sabato e domenica a prezzo politico per tutti, uso delle sale dalle 14,00 alle 18,00 per attività di formazione per operatori del settore, in accordo con gli Istituti Professionali e tecnici, e cofinanziamento delle stesse da parte dei municipi e del comune. Proiezione di mercato libero la sera (spettacoli con inizio dalle 18,00 alle 24,00). Proiezione notturna 24,00 – 2,00 con convenzioni taxi per fascia notturna e serale per i gruppi e le donne. Connessione a uno o più parchi e giardini per proiezioni all’aperto, con regole di accesso. Programmazione retrospettiva e d’essai per i luoghi di culto e di socialità (es. centri anziani) che ne facciano richiesta senza oneri di diritto di proiezione.
B) Almeno una libreria a sostegno pubblico per ogni quartiere
Ridisegno delle attività di “libreria” – Riconversione delle librerie in luogo di promozione del libro in quanto vettore di contenuti e saperi e mestieri e non in quanto realtà cartacea.
Sostegno economico del municipio (ad esempio attraverso la concessione di spazi fisici e sedi), e a gara, per l’istituzione delle librerie di quartiere e di parco). La libreria diventa il luogo di promozione di autori e contenuti, e di prenotazione delle edizioni cartacee, capacità di trasformare le librerie in sedi formative e sede in co-working per piccoli editori tipografi, distributori digitali e non, e autori, anche in accordo con gli Istituti Professionali e tecnici. Convenzioni con Caffé e luoghi di ristoro limitrofi per l’ampliamento degli spazi di co-working (il che incrementerebbe la capacità di caffè, ristoranti e giardini attrezzati di costituire luoghi di co-working per chi, spinto dallo smart working, abbia bisogno o desiderio di momenti di condivisione fisica).
A latere di tutto questo, il ridisegno delle identità di quartieri e municipi, e di Roma2030, anche per gli altri settori di servizio e convivenza, qui non descritti e prefigurati.
In osservanza al valore ricavabile dalla pandemia, a dispetto del danno prodotto, e ben sapendo che non solo da essa discende la crisi economica e sociale che viviamo, fare delle librerie e dei cinema un bene che possa vivere con il sostegno pubblico. Per almeno una realtà nel quartiere o almeno nel singolo Municipio. Questo diventa, in questo ambito, il nostro compito primario.
Voglio ringraziare gli amici e amiche, le persone dei fitti dialoghi sia pubblici che privati, con cui “penso” intorno a questi temi, poiché anche dall’ascolto delle loro esperienze e dei loro pensieri deriva il desiderio di arrivare a una proposta concreta di azione nella direzione descritta, in particolare penso alla bella intervista che ci ha rilasciato Paride Leporace recentemente, nella quale parla di Cinema come Bene comune. A partire da quella ho fatto il gioco di parole che titola le sezioni concettualmente e in infografica.
A Riccardo Vinci, esperto di Trasformazione digitale dei processi, giornalista e fotografo, e Coordinatore per Italia Viva in VIII Municipio, devo riflessioni e spunti importanti sul tema dei contratti “flat” per i consumi mediali in versione digitale, in particolare per la sua idea di ragionare a partire da queste sulla tutela delle testate giornalistiche quotidiane e periodiche, e avviare un progetto politico da portare in evidenza. Su questo tema mi piacerebbe si tornasse presto con una riflessione su LottangoloBlog.
Spero intanto che la proposta qui delineata dall’alto di una visione necessariamente olistica e non analitica, possa entrare a far parte di un concreto programma politico nelle Amministrazioni immediatamente future. Anche e soprattutto in quelle di Italia Viva e di centro sinistra.
PER UNA SINTESI ANCHE VISIVA, TROVATE SOTTO INFOGRAFICHE DI SINTESI SUI “QUARTIERI ESPERTI”CHE POTREMMO RENDER VERI, IN QUESTI E IN ALTRI SETTORI DELL’AMMINISTRAZIONE LOCALE.
(Nerina Garofalo)