IL FASCINO DISCRETO DEL PD

Qui riporto una lettera al Direttore, tratta da un quotidiano di qualche giorno fa, che se pure non condivido nei toni di un’ironia eccessivamente aspra, quasi sarcastica, mi è parsa comunque un flash di verità sfuggita, credo, ai più distratti fruitori delle notizie di cronaca politica, me compreso.

<< Al direttore – Chi può negare che il mistero abbia un appeal irresistibile? Ci prendeva fin da bambini quando i grandi ci raccontavano favole anche grottesche e paurose ma cariche di enigmi ed oscurità.

Come negare che il PD con le dimissioni del suo segretario ci acchiappi fortemente per questo alone di mistero che circonda il fatto: questo recente, carico  di suspense, ma anche altri, ripetuti nel tempo, sempre in capo all’attuale segreteria, vedi le continue manifestazioni di stima e di affetto, ai limiti del farsesco, per l’appena defenestrato Presidente del Consiglio e più in generale per il M5S, entità marziane fino a qualche tempo fa?

Effetto Draghi? Conseguenze delle azioni del malvagio Renzi? Stress post traumatico? Affaticamento per eccesso di cariche? Non si sa. Mistero.

Penso capiti un po’ a tutti, forse anche a Lei gentilissimo Direttore, nonostante le sue indubbie capacità interpretative degli eventi politici, di porsi a volte domande del tipo “perché ha fatto così invece di fare colà?” riferendoci a comportamenti di importanti uomini politici o più in generale di soggetti che hanno la gestione del potere come mestiere primario. Poi però penso alle mie modeste abilità strategiche rispetto a quelle di capi partito o di uomini abituati a grandi battaglie politiche e concludo dicendomi che forse non sono in grado di comprendere il vero e studiato disegno, il sotteso piano che porterà a sicura vittoria.

Anche questa volta mi interrogo: è mai possibile che il segretario politico del PD, spina dorsale della sinistra italiana, e mentre mi pongo la domanda sfilano davanti ai miei occhi i suoi capaci predecessori, una mattina si svegli, mandi a ramengo l’intera classe dirigente del suo partito e si dimetta dicendo che si vergogna di rappresentarlo? Che nottataccia ha avuto? Ha sognato la squadra della minoranza interna batterlo alla finale con sette gol di vantaggio? Ha sognato un ulteriore allargamento della maggioranza di governo anche a Fratelli d’Italia e CasaPound? Non è dato sapere. 

Le pare Direttore che possiamo credere alla insopportabilità dello sgomento creato dai presunti trappoloni tesi dalla minoranza interna? Sembra inverosimile, anzi sembra un pretesto. Se ha resistito Renzi nel confrontarsi con degli oppositori interni feroci e vendicativi, scippati del partito che sentivano come la loro “ditta”, atteso tutte le mattine  da voluminosi mazzi di giornali con foto paterne, materne e parentali che mostravano in prima pagina accadimenti giudiziari di vario tipo, sono convinto poteva resistere anche l’attuale segretario, che al confronto  il suo ufficio appariva una passeggiata.  

Dice e ripete che non ne può più di quelli che tacciono nelle Direzioni o nelle sedi di partito e che invece parlano a sproposito quando escono dal Nazzareno ed incontrano un giornalista qualunque, non ne può più di un partito che litiga per le poltrone mentre il paese va in malora, che vuole mettere questa specie di disfattisti davanti alle loro responsabilità e  quindi dà le dimissioni, ma dimentica che questo è il suo partito, che lo ha gestito lui e lo sta gestendo da segretario politico, carica alla quale è stato eletto a gran voce come salvatore. 

Chiede agli altri di assumersi le loro responsabilità mentre lui se ne va sbattendo la porta. Non ci si può credere. Deve avere  in testa qualcosa di veramente importante, una finalità alta che a noi comuni cittadini sfugge. Deve trattarsi di una strategia resa nota solo a pochi (forse a Bettini e qualche altro illustre consigliere), tant’è che ha spiazzato tutti compreso il più noto dei corteggiatori della sua poltrona, il Governatore dell’Emilia, che si è affrettato a chiedere il ritiro delle sue dimissioni. 

Comunque un coretto di “… aspetta, ripensaci, che fai …” si è levato dalla folla PD, compresi quelli che sarebbero stati i più alacri “trappolari” durante la sua gestione (senza far nomi si sa che sono quelli addestrati alla guerriglia e che ora nascondono la mano). Sembrava quasi che avesse fatto un po’ il giochetto di chi alza la voce per spaventare l’avversario minacciando di riprendersi il pallone e tornarsene a casa, ma visto che, nonostante tutti gli abbiano detto “ma no, dai ti facciamo fare subito un gol”, continua a tener duro, significa che è risoluto e non ci ripenserà.

D’altronde ha detto e continua a ripete “dimissioni irrevocabili”, come dire “per favore lasciatemi perdere, non posso, è inutile che insistiate”.

Io nella mia pochezza strategica non me ne sono fatta una ragione. Per favore mi aiuti a capire Direttore.

Non perda in autostima caro signor Morello, in verità le dimissioni inattese hanno preso alla sprovvista anche gli addetti ai lavori. Azzardo una fantasiosa interpretazione della vicenda, con la possibilità di essere bellamente smentito dagli esiti della imminente Assemblea del partito. Il segretario del PD, lo è fintanto che le sue dimissioni non saranno accettate in quella sede, è al secondo mandato da Presidente della Regione Lazio e questo è un mestiere vero; la scadenza del secondo mandato non è lontana e sarà fuori dai giochi perché non potrà ricandidarsi. Come continuare ad avere un mestiere vero? Semplice, fare il Sindaco di Roma. O no? >>

(M.V.)

*foto da RAI 1 e dall Rivista Il Mulino

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