George Lucas, nel 1973
Alcuni film rimangono nella storia ben oltre i loro effettivi meriti. Le ragioni sono diverse. L’autore è riuscito a cogliere il momento giusto per proporre la propria opera, circostanze estranee al film contribuiscono al suo imprevisto successo.
Nel caso di “American Graffiti” tutte queste situazioni funzionarono alla perfezione. George Lucas, dopo una lunga gavetta, esplose nel firmamento cinematografico, divenendo in breve uno dei più importanti produttori e sceneggiatori di Hollywood. La nuova Hollywood!
Grazie a una mente geniale, creò la saga di “Guerre stellari” e “Indiana Jones” (insieme a Spielberg) ottenendo un successo planetario. Eppure tutto ebbe inizio con questa commedia, apparentemente, leggera e senza grandi pretese.
La storia del film si concentra su quattro protagonisti principali: Curt Henderson, Steve Bolander, John Milner, e Terry Toad “Il rospo” Fields. I quattro s’incontrano nel parcheggio del Mel’s Drive-In al tramonto. Steve e Curt si stanno preparando per lasciare la città e frequentare un college nell’East Coast, e questa sarà l’ultima notte che passeranno insieme ai loro amici. Mentre Steve non vede l’ora di lasciare la piccola cittadina, Curt è dubbioso e ha paura di ciò che lo attende.Rimane un film indimenticabile.
George Lucas (regia) e Coppola (produttore) confezionarono un affresco nostalgico sull’America all’inizio degli anni sessanta. Non c’è spazio per tragedia o pessimismo, tutto è visto attraverso la lente della leggerezza con la quale ogni avventura ha un lieto fine, solamente velato da malinconia. Il tutto senza nessuna aderenza con la realtà, un’età dell’oro immaginaria. Fu un Big Bang da cui ebbero vita la serie di telefilm “Happy Days” (1974) ed il film Grease (1978), solo per citare due esempi.
Candidato a cinque Oscar, non ne vinse nessuno. La colonna sonora è composta da brani storici ma, in realtà, non perfettamente fedele all’ambientazione del film (tra il 1961 e 1964). Sono, infatti, tutti successi del decennio precedente.
Quasi tutti i giovani attori ebbero un luminoso futuro. Basti pensare a Richard Dreyfuss, Ron Howard (attore e poi regista), Cindy Williams, Harrison Ford.
L’American Film Institute lo ha inserito al 62° posto nella classifica dei migliori film americani di tutti i tempi.
Come anticipato, al successo del film, seguì un revival degli anni sessanta (anche in Italia) che riportò in auge cantanti ormai dimenticati e, nella moda giovanile, un ritorno ai capi tipici di quegli anni. Ebbe un seguito con cui Lucas non ha nulla a che fare. L’ambientazione fu spostata una decina d’anni più avanti, durante la guerra in Vietnam. Il cast fu lo stesso, tranne Dreyfuss, ma il successo no. Da rivedere con piacere.
Come sempre, buon cinema a tutti!
(Marco Petrucci)