Un vero e proprio omaggio questo “C’era una volta … a Hollywood”, del 2019, di Quentin Tarantino. Più precisamente è un omaggio all’Hollywood della sua giovinezza, quella di Bruce Lee, degli spaghetti & western, di Steve McQueen.
E’ un Tarantino più riflessivo, lontano dalla genialità di “Pulp fiction” o “Kill Bill”. Lo spunto è la strage di Cielo Drive per opera della setta ispirata da Charles Manson, ma l’episodio, oltre ad essere stravolto nella sua dinamica, rimane in secondo piano. Emergono le figure dei due personaggi principali, ottimamente interpretati da Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. Un viaggio nella mecca del cinema durante gli anni più “anarchici”, quando spopolavano gli acidi, le comitive hippies e i “festini allegri” (ottimamente ritratti in “Hollywood party”). Una pellicola originale che, a mio parere, conoscendo le qualità del regista poteva dare qualcosa in più.
Rick Dalton è una star in declino delle serie western. Vive, questo difficile periodo, insieme al suo amico di sempre, lo stuntman e sua controfigura Cliff Booth. La villa accanto alla sua è acquistata dai coniugi Polanski, che guarda con ammirazione come le star emergenti della nuova Hollywood. Dopo aver girato alcuni film western in Italia, Dalton ritorna, sposato con un’italiana, a Los Angeles. Lo attende una delle notti più sconvolgenti della storia …
La pellicola non delude. Alcuni momenti, e in particolare i dialoghi, sono perfetti e catturano con precisione l’atmosfera dell’epoca. L’amore per “quella” Hollywood trasuda in ogni minuto del film. Tanti gli attori e registi omaggiati, in parte direttamente (anche i “nostri” Corbucci e Margheriti!). Tarantino si diverte proponendoci un’età dell’oro immaginaria, frutto dei ricordi giovanili. La ricostruzione delle strade e dei set è rigorosa, evitando di ricorrere al digitale, se non per brevi scene. Sicuramente un momento importante per Hollywood, l’unico nel quale un’industria perfetta lasciò spazio alla fantasia e alla sperimentazione. Senza dimenticare che, contemporaneamente, diversi momenti drammatici funestarono quel mondo dorato sino ai primi anni ottanta. Per la prima volta Tarantino tratteggia personaggi complessi, ritratti in un momento difficile della propria vita. Violenza e azione emergono solo nel pirotecnico finale. Geniale e inaspettato è il capovolgimento della realtà, riferendosi a un fatto di cronaca conosciuto da tutti.
Premiato meritatamente con due Oscar, a Brad Pitt e alla sceneggiatura. Personalmente i capolavori girati da Tarantino sono altri ma il momento della riflessione, dopo tanta corsa, arriva per tutti. E’ un film vicino ai gusti di un pubblico più vasto, anche se non mancano le mille citazioni alla Tarantino. Lascio a voi scoprire i titoli dei cento brani musicali appena accennati (diversi di autori italiani) e il volto degli attori che appaiono anche per pochi fotogrammi. Burt Reynold doveva essere uno di questi ma è scomparso poco prima dell’inizio delle riprese. La scena con Bruce Lee è stata oggetto di numerose critiche da parte della famiglia dell’attore tragicamente scomparso. Questo ha portato, addirittura, alla messa al bando del film in Cina!
Come per tutti i film del regista, si potrebbero scrivere pagine e pagine. Godetevi questo viaggio “lisergico” nella Hollywood “tarantiniana”, lungo quasi tre ore. Non vi annoierete di certo!
Come sempre, buon cinema a tutti!
(Marco Petrucci)