Lettera estiva ai compagni di strada
L’estate è tempo di riflessioni e passioni, di primi baci e falò estivi, di carezze d’amanti, di malinconie e saudade, di respiro e di affanno. Si cammina, per le città deserte, per le montagne silenziose, lungo il mare affollato.
Da ragazzina ho avuto la fortuna di crescere (e, prima, di nascere) in un luogo nel quale, pur nella grande distanza dal mondo, il mondo passava tutto. Era ed è una città del Sud, ma in qualche modo privilegiata e salda. Non so se sia stata la magia degli amici, la fortuna dei parenti, o il roseto selvaggio che eravamo alla fine degli anni 70, e nei primi anni 80, ma io tutto quello che ho e sono (nel bene e nel male) lo devo a quel luogo, ed a come mi ha fatta essere e vivere poi, a Roma e altrove. In ogni luogo con quel circolo di menti e cuori e colori dentro. Una testarda meridionale.
Quando davvero voglio pensare “qualcosa”, sentire un legame, farmi fare davvero una critica lucida e severa, o sentire accolto per intero un pensiero, io vado lì, in quella terra che sono le persone ed i luoghi dove sono nata.
Lì ho pensato la politica, ho sentito la libertà di sconfessarla, ho imparato a dire e sentire. Dai 18 ai 50 anni, dopo essere stata assai precocemente molto attiva e vigile, non ho più frequentato né riunioni, né manifestazioni, né sedi di partito. Ho sempre dialogato, votato, espresso opinioni. La mia militanza è stata la radice etica del mio lavoro, nel lavoro. Le scelte fatte in quel contesto, e il mio modo di esserci sono stati e sono lì. E nelle cose che ho scritto. In versi, in prosa, nei progetti, nei legami, sul corpo. Roma mi ha dato moltissimo, ma sono e rimango una meridionale in trasferta, sempre grata a una città scoperta, scelta e amata, ma alla quale in fin dei conti non appartengo fino in fondo. Fra cinema e letteratura, cerco sempre fantasmi, e ascolto i programmi dei candidati come una fuori sede perenne, che vorrebbe aver scelto la città perfetta. Non so se invecchiando resterò qui, è presto per dirlo e saperlo, so però di voler essere qui, oggi, e domani, come son stata nei primi 30 anni, una che guarda, che scopre, che si innamora, che teme e spera.
Questi recenti 5 anni di militanza di base, prima nel PD, poi in Italia Viva, sono stati bellissimi. Ho conosciuto e sento parte del mio mondo persone che stimo, a cui voglio bene. Abbiamo fatto, e pensato e sofferto insieme. Ci siamo incontrati, e separati, e e scontrati, e siamo cresciuti e cresciute nelle esperienze.
Sempre senza alcun incarico né offerto né richiesto (se non la creazione autonoma di un Comitato di Azione Civile, quando ancora nel PD, e la partecipazione al gruppo IT dell’VIII — bellissima esperienza di riflessione comune), ho potuto mantenere curiosità, sguardo aperto, ma sopratutto la libertà di dissentire e apprezzare, anche chi fa scelte diverse.
La mia militanza di base è stata, anche nel confronto sempre paritario e vivo con il mio sposo, una bellissima esperienza di coppia. Sebbene le nostre posizioni siano state a volte diverse, la dialettica interna è sempre stata, ed è, franca, intelligente, rispettosa e onesta.
Io sono per lo scontro franco, mai per l’odio. Io sono per le scuse tardive, ma sono per le scuse sempre, se sbaglio. Il rancore, e l’arroganza di chi non si scusa mai, presenti nella politica a volte, non mi appartengono né mi descrivono.
E’ stata una esperienza di apprendimento continuo dai compagni di strada con più esperienza, e da quelli con più giovani sogni, una pratica ed esercizio del confronto, dello scontro, che mi hanno arricchita e nutrita.
Adesso, alle soglie dell’estate, per coerenza e per il bisogno di sentirmi libera, libera di amare e di dissentire, di sostenere le alleanze etiche che ritengo proponibili, e le forme di espressione che più amo, pensando al prossimo autunno, credo sia giunto il momento di chiudere l’esperienza di militanza attiva, e riaprire il vecchio fronte della riflessione, dell’ascolto, del dialogo critico costruttivo, della denuncia del danno quando lo si percepisce, dell’apprezzamento del dono.
Do molto valore alla mia tessera di Italia Viva, perché esprime il desiderio di una politica che fa. Che ottiene il possibile, e che sento democratica nelle sue espressioni migliori e fondative. Pensarla come espressione di un sostengo e vicinanza, e non di una militanza di base stretta, è per me ineludibile, oggi.
Mi sento, a conti fatti, nella categoria degli iscritti e simpatizzanti, anche qui, nel mio municipio, dove vivo. Aspetto alla Leopolda di novembre di comprendere dove andrà Italia Viva, per capire se questo segno di sostegno, una tessera, per quanto piccolo, abbia di nuovo senso per me, come spero, anche nel tempo a venire.
Ma intanto, sento che la politica a cui credo ha bisogno di comprendere, di studiare, di confrontarsi, di aprire e non di chiudere. Bisogno che passi per la poesia, per la narrativa, i teatri, la musica, più di quanto non passi, per me, oggi, dagli eventi elettorali. Che abbia bisogno di parole ed entusiasmi forti, che per certo gli iscritti ai partiti, i militanti e i quadri, esprimono, ma che sono nelle forme distanti da quello che oggi io sento importante, autentico e vero: riflettere sulla dimensione umana, e scriverne con luce e parole. Fotografando e svelando l’esistente e descrivendo il possibile.
Farò interviste, progetti, e incontri, come ho sempre fatto, ma nel riparo non vincolato della riflessione culturale e politica in senso ampio, e quindi non definiti nei perimetri dei singoli partiti. Anche così si fa davvero “servizio” alla politica.
Se lo scrivo qui, oggi, su #lottangoloBlog, è per la stima che ho dei tantissimi militanti che mettono energia e cura in tutte le cose, presenze nelle piazze, riunioni, confronti, e perché questo blog è nato per fare, anche con loro, della politica, proprio questo: uno spazio di confronto e di ascolto. E che, quindi, rimane per me il luogo del privilegio di pensare, finché tutti e 4, in redazione, vorremo. Ascoltando e dando spazio, con libertà e “meraviglia”. Vero Cristina? Vero Riccardo? Vero Marcello? Offrendo alla politica lo spazio del dire, dell’incontrare e del non escludere. Senza buonismo ma con lucidità e onesta sempre. E con buona educazione. Con pazienza, ed attenzione autentiche.
Tutto questo vale ovviamente per me, non coinvolge la Redazione del blog, né invita nessuno. E’ una riflessione e una scelta personale, che esprime un posizionamento e modo nel pensare il mondo. Perché, come scrive Pavese ne “Il diavolo sulle colline”… “E’ bello svegliarsi e non farsi illusioni. Ci si sente liberi e responsabili. Una forza tremenda è in noi, la libertà. Si può toccare l’innocenza. Si è disposti a soffrire”. Si può essere accanto, non necessariamente con.
Al prossimo racconto estivo, con meraviglia e amore. E’ una bella e difficile estate, che settembre ci trovi tutti e tutte disposti alle cose migliori.
Con le parole, e per il loro stretto varco,
Nerina
*Foto in evidenza by Nerina Garofalo (c)