Avevo conosciuto Carla di Veroli circa venti anni fa. L’associazione di cui facevo parte aveva presentato in XI municipio (oggi VIII) un progetto tutto al femminile che si articolava in tredici incontri, fatto da donne per le donne.
Carla, al suo primo incarico politico, era stata eletta nella lista civica che appoggiava Veltroni, faceva parte della Commissione delle elette, l’organismo con il quale ci saremmo dovute rapportare nel corso della realizzazione degli incontri.
Una persona solare, Carla, di immediata empatia e, come eravamo noi dell’associazione, con un grande entusiasmo, una gran voglia di fare, di trasmettere e coinvolgere gli altri, con quel sacro fuoco che rende possibili e concrete le cose in cui credi fermamente.
Per noi Carla c’era sempre, entusiasta insieme a noi, disponibile ed accogliente con il suo sorriso contagioso e quegli occhi brillanti e sorridenti. Ci eravamo incontrate per mesi, avevamo imparato a stimarla ed apprezzarla, per il suo lavoro serio ed ostinato, sempre in prima linea nella difesa dei diritti civili ed umani.
Non aveva paura Carla, anche se spesso si era sentita sola. Non aveva paura. Nipote di Settimia Spizzichino, unica ebrea romana sopravvissuta tra quelli rastrellati nel ghetto romano il 16 ottobre 1943 e deportati.
Guardava dritto negli occhi, Carla, con i suoi bellissimi. Non aveva paura degli attacchi antisemiti sul web che riceveva da tanti anni, da quando era assessora alle Pari opportunità e Politiche giovanili in XI municipio, quando era stata schedata da un sito neo nazista affinché tutti i soci del sito potessero individuare i “nemici” come lei che era antifascista, dalla parte delle donne, degli omosessuali, dalla parte dei diritti, sempre. Ma Carla era una donna coraggiosa, una guerriera e non ha mai fatto un passo indietro, neanche quando è stato aggredita, un furto forse, il dubbio era lecito, un’aggressione che l’aveva segnata dentro, oltreché fisicamente.
“… con un immenso cuore ebraico” ha scritto di lei oggi Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica di Roma, quando ha appreso la tristissima notizia che da oggi ci fa sentire più soli. Quel cuore che le aveva impedito “anche a costo di compromettere relazioni sociali private e professionali” di sottrarsi all’impegno a favore della causa ebraica e ai diritti dello Stato di Israele.
Non era mai dietro le quinte, Carla, era sempre presente, senza arrendersi anche quando sembrava impossibile.
Ci siamo sentite qualche mese fa, una lunga chiacchierata a parlare di tutto, di noi, di politica, di Jonathan suo figlio, era piacevole parlare con lei, arrivava e ti avvolgeva con la sua intelligenza ed il suo immenso, generoso cuore.
Ci siamo salutate ripromettendoci di vederci presto. Non abbiamo fatto in tempo. È stato un onore conoscerla ed avere avuto la sua amicizia.
Che la terra ti sia lieve Carla carissima, ci mancherai.
(mcp)
*le immagini dai profili twitter e nell’album FB di Carla