… di Norman Jewison
Bastano tre titoli per comprendere chi sia Norman Jewison, il regista delle pellicole: “La calda notte dell’ispettore Tibbs”, “Jesus Christ Superstar”, “Rollerball”. Film molto diversi tra loro ma che hanno una cosa in comune. Il senso della giustizia. Non la giustizia intesa come istituzione sociale e il suo funzionamento, argomento principale, invece, del film E giustizia per tutti, del 1979. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Barry Levinson, a sua volta anche lui grande regista.
Baltimora. Arthur Kirkland (Al Pacino) è un avvocato che svolge la propria professione quasi come una missione. Si contra con l’integerrimo giudice Fleming (John Forsythe) proprio per il suo modo, apparentemente rigido, di applicare la legge senza valutare con la giusta attenzione ogni singolo caso. Inoltre, Kirkland entra in contrasto con una commissione interna che dovrebbe valutare l’integrità morale di giudici e avvocati. Le cose si complicano quando Flaming è accusato di stupro e violenza nei confronti di una giovane donna. In maniera sorprendente vuole che a difenderlo sia proprio Kirkland, il quale è costretto ad accettare sotto ricatto.
“Summum ius summa iniuria”, dicevano i latini. La bellezza del film, si trova nelle tante sotto trame che lo compongono, i piccoli casi che nascondono grandi tragedie. Diverse sono le domande che dovrebbero stimolare lo spettatore. Quale dovrebbe essere il corretto comportamento di avvocati e giudici? Quanti grandi e piccoli compromessi si nascondono dietro una sentenza? Esiste un modo sempre corretto di applicare un codice giudiziario? Sono temi fondamentali e quanto mai attuali in Italia. E’ chiaro che il sistema giudiziario americano è completamente differente dal nostro, ma alcuni nodi fondamentali rimangono universali. Il cast è di grande livello e poche sono le scene che potremmo definire di semplice contorno. Ogni dialogo è ben studiato e fornisce spunti di riflessione. Alcune scene rasentano il surreale e questo è “farina” di Levinson, autore di alcune sceneggiature per Mel Brooks. Barry Levinson è nativo proprio di Baltimora e, probabilmente, qualche episodio prende spunto da fatti reali. La capacità di passare dal registro drammatico a quello della commedia è peculiarità di pochi. Molto bella la scena iniziale dove, mentre scorrono le immagini del tribunale di Baltimora, i bambini recitano il giuramento di fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti. Peccato che, se pur premiato dal pubblico, il film non abbia visto le candidature trasformarsi in Oscar.
Piccole curiosità. Jack Warden è stato un pugile professionista (con scarsi risultati) prima di diventare un grande attore con due candidature all’Oscar. John Forsythe è divenuto un volto noto in tutto il mondo grazie alla partecipazione, come protagonista, in due serie Tv: Charlie’s Angels e Dynasty. Questo fu il suo ultimo grande film per il cinema. Il titolo è stato “usato” dal gruppo rock dei Metallica per il pluripremiato “ …And justice for all!” (1988).
Un’ultima considerazione. Il film è godibilissimo e visibile anche con una certa leggerezza. Il mio invito è di scavare la superfice e arrivare a cogliere le implicazioni più profonde che regista e sceneggiatore hanno voluto proporci. “Il dovere etico non è rigidamente qualificabile in termini fattuali, e quindi nelle codificazioni giuridiche” (Cicerone).
Come sempre, buon cinema a tutti!
Marco Petrucci