di Valerie Perrin
Il romanzo di esordio di Valerie Perrin “Il quaderno dell’amore perduto” esce in Italia nel 2016. Pubblicato in Francia un anno prima “Les oubliés du dimanche”, accade spesso che le trasposizioni e le traduzioni dei titoli di libri e film quasi mai rendano giustizia al titolo originale, ottiene numerosi premi e riconoscimenti, ma solo dopo il secondo romanzo “Cambiare l’acqua ai fiori”, che consegue un successo straordinario, viene riscoperto dal pubblico.
I romanzi di Valerie Perrin, fotografa, sceneggiatrice poi scrittrice, che ha lavorato anche con il compagno, il regista Claude Lelouche, potrebbero essere sceneggiature di film. Caratterizzati da salti temporali, flash-back, colpi di scena che non sono mai anticipati, ma si rivelano al lettore nel momento stesso in cui i personaggi ne vengono sorpresi e sconvolti, nonostante l’autrice dissemini qua e là, sapientemente, tracce e indizi, che tuttavia sono trascurati e non colti. Salti temporali e storie raccontate in parallelo, possono creare al lettore qualche difficoltà iniziale nel comporre le tessere del mosaico, andando avanti, ogni tessera va al suo posto e si viene conquistati completamente dalla lettura.
Delicato e forte, struggente e crudele, un caleidoscopio di emozioni umane. La complessità ed intensità della storia di ogni personaggio, anche nei passaggi più difficili, nelle esperienze e passioni, anche quelle più indicibili, viene raccontata con delicatezza ed anche nella struggente crudeltà a volte traspare una vena di leggerezza e sottile ironia. Una leggerezza simile al volo di quel gabbiano, personaggio surreale ed onirico, che dispiega le ali lungo tutte le vicende narrate.
Justine, la protagonista, ha ventun anni ed il cuore lacerato dalla perdita dei genitori, avvenuta in circostanze tragiche, quando era bambina. Justine rifugge dalla propria vita e dalle proprie emozioni, immergendosi completamente nel suo lavoro, è aiuto infermiera in una casa di riposo, “le Ortensie”. Un lavoro che nonostante la sua giovane età le piace, svolge con dedizione ed amore e che costituisce una fuga dalla sua vita e dal suo tempo, immergendosi nelle vite e nelle storie degli altri, in particolare in quella di Hélène Hel, l’unica che chiama per nome, che le racconta da una spiaggia immaginaria, nella quale si è rifugiata, la sua vita e del suo unico grande amore Lucien Perrin (il nonno della scrittrice si chiama così!).
Justine acquista un quaderno blu ed inizia a scrivere ed a prendersi cura dei ricordi di Hélène. Quello tra Lucien ed Hélène sarà un amore segnato dalla guerra e dalle sue terribili vicende, i nazisti arrestano Lucien e per anni lei non ne saprà più nulla, ma la speranza di ritrovarlo non si affievolirà nonostante il trascorrere del tempo.
Justine, intanto, cerca di sapere qualcosa di più sul tragico incidente in cui persero la vita i suoi genitori, con colpi di scena e risvolti insospettabili. Dalla casa di riposo arrivano ai parenti degli ospiti, quelli dimenticati, “les oubliés du dimanche”, telefonate anonime con le quali viene comunicato che i loro cari sono deceduti e l’invito a presentarsi il giorno seguente, “costretti” così finalmente ad incontrare i parenti abbandonati. Nonostante le indagini interne e della polizia non si riesce a scoprire l’identità del “corvo” e anche questa vicenda avrà il suo colpo di scena.
La domanda, filo conduttore del romanzo, è se Justine riuscirà a riprendersi la vita e superare le barriere che ha posto davanti al suo cuore. Se riuscirà a vivere le emozioni senza paure. Quelle paure che le impediscono persino di chiedere il nome al ragazzo con cui, all’uscita dal locale “Paradise”, fa l’amore, quello che non sa accoppiare i colori, quello che… “Comesichiama”?
(Maria Cristina Petrucci)

