Ti ascolto Padre

Ti ascolto Padre
infinitamente buono,
ospite primo del perdono,
dire la pace nel frastuono di tuono 
che dice guerra, ed incessantemente.

Ascolto e vedo e sento,
ché la vicinanza è testimone d’amore 
e che l’amore vince, o deve,
il demone terrestre dell’arma
del delitto, lo sprezzo dei
corpi e delle anime,
della mutilazione sentimentale
che vivranno e già vivono i bambini e i vecchi
abusati dalla ferocia del conflitto.

La trafittura dei corpi, intollerabile
persino a una parvenza di aderenza,
se sono in sospensione incredula
del senso di realtà [disbelief]
preda dell’ossessione dello schermo. 

Ma è più disbelove quello che sento,
come ululato su preghiera e grida,
come fosse in questa notte il corpo
di Gesù stesso a venire sovrastato,
nelle fosse comuni, dall’innocenza
che siamo tutti di fronte alla morte.

Una indicibile commistione d’arti. 
montagne di dolore spento,
e noi tutti con le mani legate.
Clic.

Ci rende insonni, sia te che me, in attesa
della consegna della luce, la spremitura del dolore.
Come quella delle olive, mi sembra oggi così povera
di risorse e bene. La tua lungimiranza, Padre,
è commovente, sia pur non tolga, in me,
la disperazione di un agire terreno,
che si risolve solo nel peccato dell’abbandono
di ogni bene. La sola strada che vedo
[è così povero il mio occhio?]
è rispondere con armi alle armi
né mi consola il sentimento del peccato
al quale ci consegni umani
nella prova dell’arbitrio.

La ribellione che mi insegna,
umana, la fede in te, non può che
riporsi, rannicchiarsi, nell’errore
del cedimento, perché umanamente,
non ho che questo per aprire
spazi ancora più grandi al bene,
al necessario, al giusto.

Che ci sia sempre una Pasqua,
un futuro, un cambiamento, una
percezione di grazia e di senso,
a dirci di un futuro, e per noi tutti
a risorgere, il figlio del padre,
e nessuna madre china ai piedi
di una croce.

(Nerina Garofalo)

*l’immagine in evidenza è del pittore finlandese Hugo Gerhard Simberg (Hamina, 24 giugno 1873 – Ähtäri, 12 luglio 1917)

Qui invece:
C’è un quadro di Klee che s’intitola ‘Angelus Novus’. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.” (W.B.)

Paul Klee “Angelus Novus”

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