Tucidide racconta

Un quotidiano, qualche giorno fa, pubblicava una lettera al Direttore sul tema della guerra ingiusta e sull’occupazione dell’Ucraina da parte dei russi. Nulla di nuovo, argomenti che da mesi seguiamo e domande che da mesi ci poniamo, ma efficace e tranchant la risposta con una visione a 360 gradi in poche righe. Ve la propongo. 

Gentile Direttore, 

mi permetto distrarre la Sua attenzione dai gravosi impegni quotidiani, per proporLe un tema da molti giorni in prima pagina che solleva inquietanti interrogativi. Qualificati esperti e testate giornalistiche dal 24 febbraio non fanno altro che costringere, gli spaventosi eventi bellici in corso, ad ardue assimilazioni con situazioni del passato, per quella ventilata “provocazione” da parte dell’aggredito che, seppur mai mossa, diventa decisiva propaganda da parte dell’aggressore. Equiparando così, ciò che accade oggi in Ucraina all’aggressione lampo della Germania nazista alla Polonia o con la guerra contro l’Iraq motivata dalle fantomatiche armi di distruzione di massa mai trovate. Ma l’assimilazione più frequente è quella connessa ad eventi della lontanissima guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta.

Osservando la delittuosa occupazione dell’Ucraina da parte della Russia, giustificata solo dalla prepotenza di un uomo ancorato a parametri ottocenteschi di dominio e colonizzazione di popoli e nazioni, come non pensare all’aggressione perpetrata da Atene a Melos, isola delle Cicladi, colonia spartana. 

Come Melos, nonostante la neutralità, fu minacciata di estinzione se avesse rifiutato di assoggettarsi ad Atene, così l’Ucraina si è trovata di fronte ad un aggressore non intenzionato a ragionare. Come i Melii, si può immaginare Zelensky chiedere, e qui parafrasando: “Ma perché vuoi la nostra completa soggezione, non ti basta che non siamo una minaccia per te?” E Putin, come gli Ateniesi: “Perché sono forte e posso fare quello che voglio, mentre voi, che siete deboli, dovete accettare quello che vi viene fatto”. 

L’ultimatum agli abitanti di Melo: assoggettarsi o perire. E il legittimo rifiuto degli abitanti dell’isola di sottomettersi, dette luogo a una punizione esemplare: la distruzione della città, l’uccisione di tutti gli uomini e la deportazione, come schiavi, delle donne e dei bambini. Lo storico Tucidide presenta come antefatto il dialogo che gli Ateniesi e gli ambasciatori dei Melii avrebbero avuto per discutere un accordo. Alla difesa del diritto alla neutralità dei Melii, che si fonda su criteri di giustizia condivisa ed al riconoscimento reciproco di autonomia tra le pòleis, gli Ateniesi oppongono ragioni strategiche, ma, soprattutto, negano il valore di qualunque regola o patto che non tengano conto della disparità di forze, vantando il diritto del più forte su qualunque criterio di giustizia, equità e accordo.

Il dialogo tra gli Ateniesi e i Melii, riportato da Tucidide ha qualcosa di spaventoso ed irrazionale, tanto da sorprendere chi ha sempre considerato Atene dell’antica Grecia, come la culla della civiltà e della democrazia. Terribili le motivazioni degli Ateniesi, che non hanno neppure bisogno di addure la banale menzogna di un evento provocatorio, ma vanno dritti alla minaccia e all’attuazione di un’azione violenta, feroce e strumentale, tesa solo al messaggio distruttivo che serve a spaventare le altre città antagoniste o neutrali.

Tucidide – Dialogo tra Ateniesi e Melii sulla giustizia in guerra:

MELII: E come può derivare dell’utile a noi dall’essere vostri schiavi, come a voi dal comandarci?
ATENIESI: Perché a voi toccherebbe obbedire invece di subire la sorte più atroce, mentre noi se non vi distruggessimo ci guadagneremmo.
MELII: E che noi restando in pace fossimo amici invece che nemici, ma alleati di nessuna delle due parti, non l’accettereste?
ATENIESI: No, perché la vostra ostilità non ci danneggia tanto quanto la vostra amicizia, manifesto esempio per i sudditi della nostra debolezza, mentre l’odio lo è della nostra potenza. A noi conviene dominarvi senza fatica, a voi salvarvi.
MELII: Non potremmo restare amici, senza sottomissione?

ATENIESI: No, sarebbe per noi segno di debolezza davanti ai nostri sudditi.”

Nel mondo di oggi queste assimilazioni ci stordiscono, traumatizzano. È la fine della neutralità e della non pericolosità di un paese tranquillo e pacifico, quali condizioni per scongiurare avventure predatorie e quali garanzie di salvezza in un consorzio umano, tant’è che molti paesi, storicamente neutrali, non hanno esitato oggi a schierarsi, ed è lo sdoganamento nel lessico comune e nel novero delle ipotesi possibili l’aggressione ingiustificata, dove la forza e la prepotenza sfidano e sopraffanno le regole della civile convivenza tra popoli e nazioni, cosa, questa, che porta ad un riarmo generalizzato ed esponenziale che pensavamo sepolto dalla storia.

Signor Direttore risulterà molto interessante il Suo punto di vista riguardo queste assimilazioni che spaventano e danno l’impressione che secoli di progresso sociale, culturale, di cooperazione e solidarietà tra i popoli stiano per essere vanificati spingendo il mondo verso il passato.

La ringrazio e la saluto cordialmente.
Annibale Barca

Signor Barca per favore non metta a confronto il grande Pericle, che governò Atene nei decenni della suo massimo splendore (461 a.C. – 429 a.C.) con Putin, neppure Bush merita un simile confronto, e lasci perdere questo chiacchiericcio unidimensionale che vede protagonisti Stati Uniti e Russia e loro vittima l’Ucraina. La Federazione Russa ha aperto un contenzioso con l’Occidente, ma Putin è un semplice figurante. Qualcuno ha approfittato della sua immorale voglia di potere per lanciare una granata in uno stagno tranquillo e regolato. Non Le pare ovvio che due terzi dell’umanità, dove trovano posto grandi potenze emergenti, voglia rimettere in discussione le regole del mercato globale e modificare strumenti, tutti in mano all’Occidente, come il sistema c.d. “SWIFT”, i dazi, la moneta di riferimento negli scambi internazionali, ecc.?

Certo è disgustoso che un contenzioso economico si apra con l’impiego di un esercito guidato da un capo senza scrupoli, ma guardi come si stanno comportando Cina e India, Le pare che ne stiano soffrendo? Purtroppo Asia e dintorni hanno capito da un po’ che loro hanno due cose molto, ma molto utili: il grano e l’energia fossile, sostanzialmente concentrate proprio in Russia e Ucraina, e Putin se vuole è in grado di affare mezza umanità.

Sento continuamente dire che Zelenski qualche cosa dovrà mollare per un accordo di pace, ma io credo che alla lunga dovrà farlo anche l’Occidente e speriamo che sappia farlo nella giusta maniera.

Cordialmente.

Il Direttore

(Ripubblicazione della lettera curata da Marcello Veccia)

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