”Grande è la confusione sotto il cielo”, affermava Mao Zedong, “quindi la situazione è eccellente!”. E forse, oggi, dovremmo ripartire da qui. Da questa affermazione.
Se il tratto distintivo del tempo è una inquietudine incerta, che si accompagna a un’idea sfocata del futuro, quando non apocalittica, allora è tempo di sfoderare tutto il nostro ottimismo a partire dai segni, minimi, del quotidiano. Il bisogno di solidarietà dal basso, nelle occasioni del vivere. Una speranza che si fa avanti di ritrovare significati alla politica (vanno letti così, io credo, i passi operosi del terzo polo e le inquietudini identitarie del PD), e di parlare davvero a quello strato di società (è compito delle sinistre e del centro sinistra), che sono alla base di una curva orizzontalizzata che ha impoverito le maggioranze, arricchito i pochissimi e scalzato via le ipotesi di rinnovamento. Il grosso dei nostri votanti si è adagiato, e i risultati elettorali delle ultime elezioni lo dimostrano, sul più comodo dei portatori di stasi: la destra, nazionalista e populista (in essa includendo il nuovo partito di Conte e gli estremisti fra i 5 Stelle).
Il #Terzopolo nasce e si sviluppa su due dati di fondo:
- la oramai imprescindibile convinzione di #Matteo Renzi che la partita si giochi su un piano internazionale, e che solo la ricostruzione di una Europa forte possa farsi portatrice di politiche democratiche e allo steso tempo orientate alla comprensione dell’oltre confine
- la delega del front end nazionale del terzo polo ad Azione e Italia Viva, ed a Carlo Calenda come leader in loco, con la messa a disposizione di competenze alte, come quelle di Boschi, Marattin, Scalafarotto, che possano frenare la non proprio felice imbarcata di personaggi legati a Forza Italia da un passato di unità di visione col Cavaliere.
Il #PartitoDemocratico, lato suo, non a caso #pdnetwwork, ha visto sfuggire la vocazione maggioritaria, depredata da destra dalle istanze grilline e contiane, e da sinistra contestata dalle forze ecologiste e integraliste. Quell’equilibrio da compromesso storico tardivo (da cui nasceva un partito che sconfessava le dittature comuniste e assorbiva la democrazia cristiana e il pensiero cattolico in un modello di governo del reale erede del peggio, e immemore del meglio) è oggi in frantumi.
Un amico, in una conversazione al tavolino di un Café, diceva con ragione: non ha funzionato perché di fatto si sono uniti i partiti ma non i soldi, le risorse (l’indotto determinato da sostenitori e realtà amiche). E nemmeno i militanti, aggiungerei.
Con l’aggravante della sparizione del finanziamento pubblico da tempo sconosciuto alla democrazia parlamentare italiana, e primo segno del populismo più deteriore.
Come fare, dunque, opposizione, in questo Paese all’attuale governo, quando Terzo polo e Sinistra storica hanno smesso di dialogare davvero? Onestamente, io credo che gli unici a lasciare sempre aperta la porta di questo dialogo siano proprio #MatteoRenzi e in qualche misura #CarloCalenda, che proprio dal PD (riformisti compresi) hanno preso le peggiori campagne di insulti e le peggiori pressioni politiche, i peggiori tradimenti personali, la sistematica decostruzione del loro spazio all’interno del PD. Che era il partito di Renzi, e ad un certo punto anche di Calenda. Che era il partito di molti che oggi, come me, sono stati dall’avvio iscritti ad Italia Viva.
Non so cosa vivano i militanti PD, ma credo e sento che si respira una forte volontà di non perdere la propria identità di Partito. Anche quelli che cedono alle sirene contiane vorrebbero fosse il PD ad inglobarne la parte più sana (se esiste) della base.
Chi ha aderito alla scissione renziana, e si trova oggi a convergere nel nuovo soggetto politico delegato in Italia, a Roma in particolare, alla rappresentanza e guida di Carlo Calenda, vive una a situazione che non è pacifica come sembrerebbe.
Azione ha una sua struttura di partito, sebbene poggi sulla guida, più tecnica che carismatica, di Carlo Calenda. Calenda è un uomo diretto, capace di parlare anche ai soggetti economici non propriamente borghesi.
Italia Viva, al contrario, conta su una tradizione oligarchica con un leader di grande carisma e di spessore politico indiscutibile. Che però oggi, un po’ per via della impraticabilità per Italia Viva della via elettorale in solitario, e molto di più per aver riconosciuto anzitempo, come sempre, che la partita è europea e transnazionale, vede chi ha aderito al progetto delle Leopolde, e di Renzi, a una intersezione con Azione che è ancora tutta da costruire.
Inoltre, se il PD soffre di antirenzismo di risulta, anche parte dei renziani è pronta a difendere i propri leader, a sfoderare tutto il proprio essere antiPd, come se si provenisse da un’altra storia. Spesso si tratta di quella parte di memoria democristiana che non ha mai digerito la componente che aveva storia e memoria a sinistra, nel PCI o altrove, e che fatica oggi a pensarsi centro e non centro sinistra.
La stessa area di memoria prima comunista e poi riformista che reclama, sin dalla fondazione di Italia Viva, di avere organismi almeno territoriali scelti ed eletti a livello locale, e di essere militanza attiva e non claque appassionata ai banchetti o negli eventi.
Perché se c’è una cosa vera, in Italia Viva (la realtà di Azione al momento mi sfugge) è che ci sono persone bellissime, con idee spesso assai innovative, ed esperienza forte nel lavoro un po’ in tutti quanti i settori. Idee che però non arrivano nemmeno alla stretta oligarchia, si fermano ai tavoli di lavoro e lì muoiono, sovrastate dagli indirizzi generali, spesso ottimi, ma pur sempre calati dall’alto. E’ questa la ragione per la quale Italia Viva da sola non supera il 3%, e Azione invece allarga i consensi che il terzo Polo può ottenere.
Persino la scuola politica che quest’anno sbarca a Ventotene, ha l’impronta politica del leaderismo, invece di costituire un bacino di risorse intellettuali distribuite. I ragazzi con il Rolex sono lo specchio di questo, con la bella eccezione romana di #ManfrediMummolo, e di alcuni altri, come il giovane #LucaDiEgidio, e come #AlbertoLela, che sono davvero ragazzi in gamba (ad averne tanti di simili nel Polo).
C’è gente in gamba a Roma, #ValerioCasini e #FrancescaLeoncini, #CaterinaBenetti in VIII Municipio eletta per Azione, e ovviamente #LucianoNobilià e #RobertoGiachetti. Ma sono troppo indipendenti, temo, per essere davvero sostenuti dai nuovi “azionisti” del polo. Spero per tutti di sbagliarmi.
Allora io, dove mi trovo oggi? Io non faccio politica attiva (almeno non come si fa politica nei partiti), non ho incarichi e ad oggi sono anche senza tessere (i nuovi tesseramenti partiranno alla costruzione ad oggi non meglio definita federazione sotto l’insegna di Renew Italia). A Roma, il #terzopolo non ha guida politica unitaria, per Italia Viva quella di Luciano Nobili, che come sempre si spende davvero più di tutti nel suo ideale riformista. Ma, onestamente, senza appoggi forti dal Partito (a Milano sarà così? mi sembra di no) è difficile capire quale equilibrio ci sarà con Azione ed i suoi esponenti con incarichi territoriali romani.
Io nasco comunista, anzi, cattocomunista. Il passaggio riformista è stato imprescindibile, E lo è ancora. Penso a un #terzopolo capace di dialogo con le sinistre e se mai di riassorbire un centro destra moderato in un progetto democratico.
Sento la grave assenza di un urgente ridisegno delle politiche economiche, nessuno dei modelli proposti ad oggi è capace di dare davvero e prontamente risposta alla complessità dolente che viviamo noi umani, le specie, e il pianeta.
Non il capitalismo consumista e onnipotente, non l’economia comunista, e meno che mai la decrescita felice.
E’ facile dire prima i poveri e i fragili, parità di ascensore sociale, economia solidale. Occorre dire con chiarezza come. E sul come, in modo sicuramente perfettibile, forse le uniche proposte operative vengono dal riformismo. Il tema dell’immigrazione è cruciale, ma non so se basti investire per lo sviluppo e la democrazia nel continente africano. Non credo che questo allenterà le migrazioni a breve, e il rischio di un neocolonialismo è potente. Occorre avere laboratori di idee, interessati alla dimensione internazionale e non più solamente a quella locale. Questo mi pare, invero, il grande vuoto di pensiero che affligge il PD, i 5S e con rischio grande anche Sinistra Ecologista e Potere al Popolo. La loro dimensione internazionale è troppo immaginifica e nostalgica e poco capace di assorbire i bisogni psico-socio-economici di presente e futuro.
Ad oggi confermo dentro di me la fiducia in questo polo di centro, ma ogni mia riflessione ed ogni mia militanza sarà sempre orientata a un pensiero di sinistra. Anche per questo credo che sia essenziale che il PD non cada, e non cadano nemmeno i compagni di Sinistra ecologista, nella trappola populista e ingannevole del finto proletarismo di Conte e dei 5S. Credo che non farò alcuna tessera, sarò simpatizzante attiva. Perché lo spazio del terzo polo non va lasciato al centro destra e a chi odia il PD senza capire quanto danneggi il totale della democrazia. Il Pd è un partito, non è un movimento. Un PD riformista forse non ha modo di dirsi oggi, ma il futuro lo diranno le carte.
Io da qui, dalla conferma di stima per quanto operano per la democrazia reale perfettibile #MatteoRenzi e #CarloCalenda, e quindi appoggiandone le iniziative future, io auguro anche al contempo lunga vita ai compagni del PD, che non ha bisogno di rifondassi ma di ri-conoscersi nel mondo post-pandemico, sconfinato e di crisi globale. Lunga vita alle sinistre, che siano sempre un pungolo attento e dialogante, superando diffidenze e vetero-icone. C’è una musica nuova che dobbiamo far risuonare, e funziona solo se lo si fa, nella differenza, tutti insieme contro la destra non solo italiana.
Né MAO, né Che Guevara, né Castro ci bastano, e nemmeno Croce, nemmeno i Vangeli. Sono i dialoghi di voci e respiro che ci lasciano vivi al tempo che viene.
(Nerina Garofalo)
















Una buona base di riflessioni che potrebbe essere utilizzata per i nostri incontri futuri…
Sì, Piercarlo, esatto
Grazie del tempo dedicato, @Piercarlo ❤