Sono tornato (2018) di Luca Miniero
E’ un peccato che questa intelligente pellicola di Miniero non abbia avuto il successo di pubblico che meritava. Il soggetto è un remake del film tedesco “Lui è tornato” (il protagonista era Adolf Hitler). Nella versione italiana si parla di un fantasioso ritorno in vita di Benito Mussolini. La pellicola può definirsi una commedia satirica e surreale. La “trappola” poteva essere rappresentata dalla caduta in una semplice macchietta infarcita di facili battute e gag. Al contrario, grazie anche alla sceneggiatura di Nicola Guaglianone, la situazione surreale mette in risalto la povertà culturale che, purtroppo, affligge larghe fasce (senza distinzioni d’età) della nostra popolazione.
Nel 2017, piovendo letteralmente dal cielo Benito Mussolini (Massimo Popolizio) si ritrova in vita. Dopo un primo momento di logico smarrimento, entra in contatto con un giovane ambizioso regista, Andrea Canaletti (Frank Matano). Il ragazzo, pensando si tratti di un attore in cerca di gloria, utilizza il duce per un documentario in giro per l’Italia. L’esito è sorprendente. Mussolini, intuendo la potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione, riesce a creare un largo consenso intorno alla propria persona.
I bersagli della satira di Miniero sono essenzialmente i media, il rapporto di questi con politica e passivi spettatori. Con bravura il regista evita di addentrarsi in un complicato discorso sul revisionismo. L’unico momento che si distacca dall’ambientazione surreale è il ricordo dell’Olocausto da parte di un’anziana signora scampata dai campi di sterminio. Una giusta scossa, di pochi minuti, che serve a riportare lo spettatore sulla realtà della storia. Parte della critica ha rimproverato al regista di non aver posto l’accento sulla pericolosità dell’ideologia fascista. A mio parere non è questo (o almeno non era il punto principale) ciò che Miniero si è prefisso. L’idea di base è porre l’accento sulla confusione culturale nella quale viviamo, sul facile populismo da sempre il “tallone d’Achille” del popolo italico, su una classe politica e sui mezzi di comunicazione che più che informare rendono ancora più “ignoranti”. Esemplari sono le scene girate all’insaputa degli astanti che vedono sfilare il “falso” Mussolini lasciandosi andare alle reazioni più incredibili (dal saluto romano, al selfie, alle classiche corna). Siamo lontani dal capolavoro ma si tratta di una pellicola che riesce a far pensare e riflettere (non é poco!). Alcune battute e situazioni sono più riuscite di altre (la chiave di Villa Torlonia ancora sotto un vaso) ma, nel complesso, non si cade mai nel ridicolo.
Il film ha ricevuto due importanti riconoscimenti. Il premio Flaiano sia alla sceneggiatura, sia all’interpretazione di Massimo Popolizio.
Nel cast, oltre ai già citati attori, troviamo una bravissima Stefania Rocca, il troppo trascurato Gioele Dix e Cattelan, Mentana e Alemanno nel ruolo di se stessi.
Per terminare: un film stimolante da vedere nella giusta disposizione d’animo, sapersi riconoscere, riflettere sulle proprie manchevolezze, ridere sapendo che la memoria è una risorsa importante.
Come sempre, buon cinema a tutti!
(Marco Petrucci)

