La bellezza profonda di Donatella e Roberto Colasanti

Vedo in questi giorni, mi manca oramai solo l’ultima puntata, la serie #Paramount + #Circeo, prodotto da Cattleya, in collaborazione con Rai Fiction, Vis e Paramount+ e ideato da #FlaminiaGressi. Il tema è il feroce caso di rapimento che portò all’omicidio di Rosaria Lopez e al ritrovamento di Donatella Colasanti, vicenda vista attraverso lo sguardo di un personaggio fittizio, l’avvocato #TeresaCapogrossi, interpretata dall’attrice #GretaScarano. Accanto ad esso, la lotta di Donatella e del movimento femminista per il riconoscimento dello stupro come reato contro la persona.

La serie, a differenza da #Lascuolacattolica”, di #StefanoMordini e tratto dal libro di #Albinati, la serie ha il pregio di parlare di due aspetti assai individuali in un dramma personale, familiare e collettivo che ha portato, attraverso il coraggio determinato e dolente di #DonatellaColasanti, e la sua bellezza piena di vita, a far riflettere una intera nazione sul delitto di strupro come reato penale contro la persona, e non contro il costume morale.

La serie ha tutte le caratteristiche della migliore fiction italiana, attori tutti molto bravi, e nel caso di Izzo, dell’avvocata Lagostena Bassi, e della stessa Donatella, assai somiglianti alle persone reali.

Il centro della serie è, però, nella veritiera e dolcissima determinazione alla vita di Donatella Colasanti, raccontata nel dramma, nel coraggio della denuncia, nell’affetto per Rosaria Lopez, nella vita del quartiere dove vivevano le due giovanissime donne, la Montagnola, e nel contesto familiare affettuosissimo e poi nel tempo e nella realtà militante per la memoria di entrambe le due donne.

Avendo avuto modo, in un incontro, di ascoltare la voce del fratello di Donatella, Roberto Colasanti, e di vedere con lui le foto della vita ritrovata e felice di Donatella, pur nella drammatica coesistenza con il ricordo pubblico e privato di quel delitto orribile, traboccane odio di classe e machismo, sento tutta la verità struggentesi di quella bellezza che la serie racconta, la bellezza disperante a tratti di Donatella. Il coraggio dei movimenti femministi, il realismo un po’ ruvido ma potente di Tina Lagostena Bassi, l’esperienza televisiva (che cambia l’Italia (?) temo solo in apparenza a guardare alla lunga), del “Processo per stupro” mandato in onda dalla RAI in quegli anni, un paio di anni dopo il dramma del Circeo e dal processo dei tre assassini.

In un tempo questo, così pericolosamente orientato ai disvalori sociali e in politica, in un tempo di femminicidio quotidiani, e di femminismi osteggiati dai partiti istituzionali, credo che la visione di questa seria sia preziosa. Ha tratti di umanità profonda, e il potere di riportare il ricordo al dolore ma anche alla forza, all’impegno estenuato di una per tutte, di due per tutte, sia nel processo del Circeo, sia nella costruzione del riconoscimento del reato di strupro come reato penale contro la persona..

I nostri figli e el nostre figlie devono sapere, e questo è un modo molto puntuale di portare l’attenzione su una serie infiniti di aspetti connessi..

Anche al fatto che forse, oggi, un processo di rilevanza come quello, non si riesce rendere patrimonio di tutto, preda la comunicazione televisiva nella maggior parte die casi di un uso strumentale e populista dei media.

Guardate la serie Circeo, guardate La scuola cattolica, guardate i telegiornali del tempo, i documenti dell’archivio RAI. Non abbiamo che da imparare, ancora oggi.

Pensate alla gioia rubata, alla visione del futuro lacerata, al coraggio di lottare e lottare. Quello che si è ottenuto non ha ripagato Donatella del suo coraggio, non consola Roberto per il dolore di una vita, non consola la famiglia di Rosaria Lopez. E questo è il fardello che portiamo. Ma, accanto a questo, il dovere della militanza.

La rete D.I.Re dei Centri Antiviolenza lancia una compagna di finanziamento dei centri, anche con piccole piccolissime donazioni, perché i centri sono ancora oggi la casa di tutte. Partecipiamo, consentiamo alle avvocate, alle operatrici, alle donne che chiedono intervento, di avere dimora e punto di partenza nei Centri.

Se già la Stato non faceva molto, temo che il governo attuale farà ancora meno. Siamo allora presenti noi, solo così diamo davvero una carezza a Rosaria, a Donatella, a Roberto. A tutte le donne vittime di violenza.

(Nerina Garofalo)

(foto di Nerina Garofalo e Cristian Vinci (c) )

Pubblicato da Nerina Garofalo

Photographer - Personal coach - Narrative thinker Consultant

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